Cos’è il sesso? Cos’è il genere? Cos’è l’identità sessuale? Ma soprattutto, cos’è la medicina di genere e perché ne abbiamo bisogno. A queste domande cerca di rispondere Antonella Viola, immunologa e direttrice scientifica dell’Istituto di Ricerca Pediatrica Città della Speranza, ospite dell’incontro Il sesso è (quasi) tutto – Evoluzione, diversità e medicina di genere, organizzato da Attraverso Festival alle 21 di Venerdì 2 Settembre nell’Arena estiva Guido Sacerdote del Teatro Sociale di Alba.
In modo chiaro, divulgativo, com’è nel suo stile, sia quando scrive, che quando fa lezione o spiega in tivù, la professoressa Viola, guida il pubblico in un viaggio attraverso stereotipi, scienza, biologia e fisiologia.
Nel suo nuovo lavoro, infatti, la scienziata si occupa delle differenze tra i sessi da un punto di vista particolare, quello delle diverse opzioni terapeutiche con pazienti uomini e donne. Secondo Antonella Viola, approfondire le differenze biologiche tra i generi è determinante nella prevenzione, nella diagnosi e nella cura di varie malattie. Non esistono risposte semplici e ogni semplificazione è pericolosa: la nostra società deve accogliere l’ambiguità, smettendo di trattare come mostruoso tutto ciò che eccede il sistema binario maschio/femmina. Fino a oggi le differenze sono state usate in modo strumentale per creare un mondo binario. Non abbiamo approfondito le differenze reali, creando al loro posto differenze artificiose. Abbiamo visto differenze dove non c’erano. Abbiamo trascurato le differenze importanti, quelle che dovevano essere tutelate. Abbiamo ignorato le differenze biologiche e abbiamo fatto un uso strumentale della differenza di genere, basandoci su qualcosa che non esiste in biologia: il cervello di maschi e femmine, infatti, è uguale. La rivoluzione deve accadere nelle nostre abitudini, nei gesti e nelle parole che usiamo. Che sia urgente si vede con grande chiarezza guardando alcuni dati della medicina, che per secoli è stata una medicina dei maschi bianchi per i maschi bianchi. Continuare a ignorare questo gravissimo squilibrio significa ridurre la nostra capacità di curare. La medicina del futuro non può che essere personalizzata, e questo vale per uomini e donne: perché siamo più abili a curare le malattie cardiovascolari negli uomini e la depressione nelle donne? Si tratta di un caso esemplare, perché la stessa discriminazione di genere, oltre che etnica, riguarda tutta la nostra società. Fare la rivoluzione significa tornare all’origine. Non per correggere degli errori, ma per ritrovarli.
Il punto di vista della biologia evolutiva è molto efficace, perché offre una strada per ricostruire la storia della nostra specie e scoprire così una narrazione straordinaria che avanza per imprevisti ed equivoci. La nostra storia evolutiva è un diario degli errori che hanno portato fin qui. Se vogliamo sapere chi siamo al di là di pregiudizi e stereotipi, dobbiamo imparare a conoscerli.